(Da "Il Porto" gionale parrocchiale di Sarnico")
Sarnico 27 maggio 2022
Dato un calcio nel didietro (si fa per dire) al Covid, con un po’ di coraggio, siamo riusciti a ripartire con la rassegna dialettale “Sarnek chè gregna” e portarla a termine con successo nonostante quella di quest’anno fosse la prima dopo la pandemia oltre che l’edizione n. 13.
Johann Wolfgang Gothe, a questo proposito, diceva che la “superstizione è la poesia della vita”. Personalmente non dò molto credito a queste negatività, anzi aggiungo: secondo me “essere superstiziosi porta sfortuna”.
All’incontro con i responsabili delle compagnie partecipanti per programmare le date, c’è stato comunque, da parte di qualcuno, una certa ritrosia ad accettare la quarta serata che, “ada té dèle olte” era casualmente capitata non solo il 13 maggio, ma addirittura di venerdì.
Razionalmente la paura del numero tredici è soprattutto legata alla cultura popolare e alla superstizione, ma sfido chiunque ad essere tranquilli se si deve recitare di venerdì 13.
Fortunatamente Franco Brescianini, attore e regista della compagnia Isolabella di Villongo, non è affetto da triscaidecafobia (una delle poche malattie che non ho), ovvero la paura irrazionale del numero tredici. Così senza problemi abbiamo così concesso a loro questo …privilegio.
Scherzi a parte, siamo soddisfatti dell’affluenza del pubblico (addirittura il 10% in più rispetto al pre-pandemia) e della qualità delle compagnie presenti. Mi sembra quindi doveroso ringraziare chi ha reso possibile lo svolgimento di queste sei serate. In primis la Parrocchia e l’Oratorio per la fiducia accordataci, il Comune nelle persone del sindaco Giorgio Bertazzoli, della sua vice Paola Plebani e dell’assessore Lorenzo Bellini e la pro Loco con il suo presidente Mauro Demarchi.
Un secondo grazie alle sei compagnie che, per prime, hanno voluto ripartire e dare un segnale deciso: «Se ci date il palco, noi siamo pronte! - hanno risposto all’unisono -. Noi sappiamo far ridere e questa sarà una delle medicine per la ripresa. Non basta quella indispensabile offerta dalla Sanità: ridere è una cura a tutti gli effetti». Grazie alla nostra Crazy Company for don John che mi onoro di dirigere, ai cugini dell’est, il gruppo “don Michele Signorelli” di Predore, agli amici della “Combricola – Gino Gervasoni” di Gazzaniga, alla compagnia “La sfongada” di Tavernola, ai cugini dell’ovest delle compagnie “Isolabella” e “Aristogatti” di Villongo. Sei compagnie con stili diversi ma con un aspetto che li accomuna: la voglia di divertire e divertendosi.
Un grazie particolare ad alcuni amici che ci hanno dato una mano come “sponsor silenziosi”. Silenziosi ma attenti a quei bisogni che ogni tanto si manifestano. Grazie per aver creduto in noi, essersi uniti a noi per realizzare un semplice ma importante momento di aggregazione, di sostegno alla nostra parrocchia e di solidarietà verso chi soffre.
A questo proposito voglio ricordare che l’euro in più versato dagli spettatori e il contributo delle sei compagnie che si sono autoridotte il compenso, hanno permesso di aggiungere 1.000 euro alla raccolta fondi che il “Kiwanis Club del Sebino” ha completato ed indirizzato ai profughi che fuggono dalla sanguinosa guerra in Ucraina. Perché, non dimentichiamolo: ciò che sta accadendo in questo martoriato paese non può lasciarci indifferenti. Per questo il club guidato dal dott. Roberto Giorgi, aderendo alla raccolta fondi da destinare agli aiuti per i profughi proposto dalla Divisione 16 Lombardia, ha destinato quanto raccolto, attraverso un canale diretto, al Kiwanis Club di Oradea in Romania. Oradea è a circa 200 km dal confine con l’Ucraina e sin dall’inizio del conflitto il sodalizio è stato presente nella gestione di questa emergenza. Qui è stato allestito uno dei centri di accoglienza per chi fugge dalla guerra e qui sono stati inviati i nostri aiuti.
Grazie infine ad AVIS, AIDO ed ADMO per il sostegno offerto e soprattutto per la grande lezione d’amore che ogni giorno ci offrono.
Presenti alla commedia la presidente Monica Vescovi e il Vice presidente delegato Giampietro Zanoli
La Compagnia Teatrale
di Sarnico
presenta
“TA FALA MAL AMÒ LA MA?”
Commedia brillante in due atti
di Mario Dometti
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Cèca la prima padruna de l’osteréa Carmen Bellini
Gildo Crocco ol cuoco mia stellato Mario Dometti
Tecla sò sorèla - ötra padruna de l’osteréa Giusi Sandrinelli
Emma cameriera sturdìda Alessandra Toti
Cesare Bonetti ol bocalù del paìs Rosè Besenzoni
Renzo futuro padèr Luciano Giozani
Dott.ssa Picchi öna proctologa Silvia Braghini
Dott.ssa Fremondi l’ötra proctologa Maria Marini
Bortolo Bonadei malàt dè moroidi Luigi Colosio
Cipriano infermier dèla croce rossa Luigi Colosio
Remo ol Fiaca, aiuto chèf Giorgio Belussi
Partoriente Maria Marini
Teo Nèut della Cèca e del Gildo Matteo Dometti
TESTO REGIA di MARIO DOMETTI
TRAMA:
Ottenere la stella Michelin non è facile, si sa, ma lo è ancora di più se il ristorante dove lo chef Gildo Crocco lavora, si trova proprio di fronte all’Ospedale. Immaginabile anche a chi di fantasia ne ha poca, il via vai nel locale. Medici, infermieri, pazienti e parenti fanno da contorno a questo settimo lavoro di Mario Dometti con il quale, l'autore bergamasco, prova ad "alzare l’asticella" e muoversi in direzione ostinata e contraria alla commedia dialettale classica. Una nuova commedia cabarettistica che porta in scena fatti sicuramente mai accaduti ma paradossalmente rappresentati in una spassosa trama. Riuscirà Gildo, nonostante l'infelice posizione del Ristorante e gli improbabili frequentatori, a diventare "Chef stellato"?
Un grande successo di pubblico corona l’ultima commedia “Ta fala màl amò la ma?” e con essa tutta la rassegna teatrale Sarnek che grégna. Il regista, Mario Dometti, ha proposto un’ambientazione insolita: un ristorante guidato dallo Chef Gildo Crocco, che anela alla stella Michelin. La vicinanza con l’ospedale porta però all’interno del ristorante medici, infermieri, pazienti e parenti, capaci di generare equivoci e situazioni esilaranti. Primo tra tutti l’autista dell’ambulanza, che è solito ordinare due bicchierini di grappa, uno che beve per sé e uno che beve per conto del suo amico, che non può berlo per motivi di salute.
Dopo due anni di stop, è stato un piacere rivedere la CRAZY COMPANY FOR DON JOHN nuovamente sul palco, nel suo 42° anniversario di fondazione della compagnia. Un plauso anche alla numerosità degli attori, di tutte le fasce d’età, a testimonianza dell’impegno della compagnia a trasmettere l’amore per le commedie e per nostro dialetto anche alle nuove generazioni.
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